Fondersi con l’altro equivale a sparire, tanto quanto rimanere diviso dall’altro.
Quando due persone si conoscono, portano inevitabilmente all’interno della coppia la propria esperienza e addirittura la propria famiglia (le esperienze che abbiamo avuto nell’infanzia coi familiari sono parte di noi e le portiamo dentro la stanza di terapia). In una serie di articoli presenti in questo blog puoi dare un’occhiata a come questo avviene.
In questo articolo, conoscersi attraverso la terapia di coppia, puoi farti un’idea di come questo avviene.
Ora però voglio portarti dentro ad un mondo diverso, che riguarda l’individualità della persona quando si parla di amore, per cui ti spiegherò quale sia la ferita dei non amati (o meglio le ferite) quando ci si imbatte in qualcuno per cui si prova una forte attrazione ma l’idea stessa di frequentarlo/a ci fa un pò paura.
Indice articolo
La ferita dei non amati
“La ferita dei non amati” è una ferita che tutti abbiamo. Conoscerla è fondamentale per rimarginarla e imparare ad amare! La ferita del non amato si forma spesso in un periodo in cui siamo simbioticamente legati ad un’altra persona. Se questo legame è forte, la ferita causata dalla perdita dell’amore si radica in profondità e finiamo per riconoscerci solo nel dolore e nella distruzione. Il fallimento di una storia di amore tra due persone raffigura la stessa perdita d’amore della prima infanzia.
In realtà, ciò che avviene in età adulta è già avvenuto tempo prima, nell’infanzia e nell’adolescenza. Durante il 3° trimestre di vita ognuno di noi comincia a distinguersi dalla madre e a percepirsi come individuo a sé stante. Questa fase dura circa due anni e porta alla capacità da parte del bambino di provare piacere in modo indipendente dalle sue figure di riferimento. Più il distacco è stato mal gestito, più quella ferita si riaprirà nelle successive separazioni dal partner.
L’influenza del distacco
Dai nostri rapporti affettivi in età adulta è possibile dedurre in che modo non siamo stati amati durante l’infanzia. Ogni “non amato” ha un suo schema comportamentale, visibile in terapia, che lo porta a ricadere sempre negli stessi errori, fino a pronunciare la più famosa tra le frasi “ancora una volta quello/a sbagliato/a”.
In termini generali possiamo dire che “se non siamo stati amati, sarà difficile amare”. Ecco che diventa importante affiancare alla altrettanto celeberrima frase dell’oracolo di Delfi “conosci te stesso”, la frase “ama te stesso”, principio fondamentale per sapersi muovere nella relazione con l’altro. Il non amato ricerca sempre qualcuno che gli/le corrisponda, lo cerca per tutta la vita senza mai trovarlo, finendo per lamentarsi perchè nessuno fa al caso suo.
Spesso il “non amato” cerca in tutte le persone lo sguardo di un genitore dal cui amore ancora dipende, senza di fatto mai trovarlo. Da questo atteggiamento deriva la dipendenza affettiva.
I non amati non vengono amati meno degli altri, ma non se ne rendono conto … o meglio, non lo sentono, tutti impegnati a cercare ciò che si aspettano piuttosto che ciò che c’è. Di conseguenza, un’altra frase molto comune in queste persone, “non mi accontento facilmente”. Per un approfondimento ti invito a leggere questo libro: Ho sposato un Narciso.
Ancora la persona sbagliata: un caso clinico
Vediamo più da vicino queste parole, che più che comporre una frase sembrano rappresentare una sentenza. Prendiamo ad esempio una giovane donna che si innamora sempre di uomini più anziani e tendenzialmente amorevoli. La difficoltà portata in seduta da questa donna potrebbe essere: “mi innamoro di uomini più vecchi ma dopo un certo periodo di tempo mi stufo perchè non è quello giusto”.
Sembra un dilemma dal quale non si può uscire, in realtà guardando bene ci accorgiamo che la giovane ragazza attraversava nelle relazione con quest’uomo, così come con altri, alcune specifiche fasi
- Perdutamente innamorata, uno nelle braccia dell’altro i due partner non vedono altro che il proprio amore
- Nel giro di poco tempo emerge un profondo disprezzo verso l’uomo che prima idealizzava. Questo odio la faceva sentire viva e ne fare l’amore con lui emergeva la voglia di umiliarlo e tormentarlo. Se lui mostrava stanchezza, ironizzava su quanto fosse vecchio e quindi non più in forma. (tutto ciò naturalmente senza volere cosciente)
- La passione si placava e si spengeva e veniva a galla per lei la paura di doversi separare anche da questo partner. Sentendosi la coscienza sporca cercava di rimediare facendogli le coccole e provando a rimediare.
- L’avversione iniziata purtroppo non diminuiva e così la giovane ragazza si ritrovava a lasciare l’ennesimo uomo.
Naturalmente tutto ciò non era frutto di una maledizione ma di un funzionamento che si riproponeva continuamente con diversi partner. In questo caso c’è una forte tematica paterna, legata al fatto che tutti questi uomini erano di età avanzata. Nella storia di questa donna troviamo un padre distaccato e noncurante dei bisogni della figlia, una figura maschile inadeguata. La ricerca di un compagno è dettata dal bisogno profondo di “rimediare” a questo passato e quindi di trovare un uomo che rimediasse alle mancanze del padre.
Cosa accada però, che il disprezzo che le era stato rivolto da piccola non era stato sufficiente a farle dimenticare il padre, il cui amore lei ancora desiderava e allora nasceva un dubbio: come compiacerlo? poichè la figura che aveva davanti era quella di un altro uomo, non poteva esaudire questo bisogno che era destinato a rimanere insoddisfatto. Ecco che nasceva un odio, apparentemente incomprensibile, che sfociava in tormenti e attacchi al partner di turno. Amare il nuovo partner avrebbe voluto dire tradire suo padre. Alla fine l’amore per il padre vinceva, ma lei di fatto perdeva la possibilità di uno nuovo.
Conclusioni
Come hai potuto notare dalla spiegazione di questo caso, non esistono “sentenze” dalle quali non ci si possa liberare una volta che si comprende il motivo per cui tutto nasce. Se avessi domande, dubbi, o avessi bisogno, non esitare a contattarmi!