Se ti stai chiedendo, al di là di tanta teoria, in cosa consiste la psicologia dello sport in pratica e come si lavora, questo secondo articolo può esserti utile, sia per chi fa sport che per chi vuole saperne di più. Entrerò in merito alle competenze dello Psicologo dello Sport nel momento in cui si trova a fare un Assessment (valutazione) dell’atleta, dandoti una panoramica dei vari strumenti che anche io utilizzo in base alla situazione.
Come ho accennato nel precedente articolo, l’allenamento mentale e quindi il miglioramento sportivo non passa necessariamente dalle tecniche, bensì dalla relazione terapeutica.
Cosa intendo dire?
Un atleta che chiede un aiuto per sè è prima di tutto un essere umano che ci domanda “cosa non funziona in me?”. Quindi l’allenamento mentale o “Mental training” consiste prima di tutto in una terapia alla quale si aggiungono le tecniche, l’affiancamento in allenamento, in partita etc …
Indice articolo
La Psicologia dello Sport in pratica: Come si lavora
Il primo colloquio, come gran parte della terapia, è rivolto a capire:
- Che tipo di esperienza prova l’atleta
- Quali sono i punti deboli e i punti forti durante la prestazione
- Quale sia l’attività mentale rispetto alla performance
- Capire se e in che forma l’atleta reagisce a ciò che succede intorno a lui (se si sente osservato migliora o peggiora la sua prestazione?)
Come vedi niente di strano, quanto più tutto ciò è utile e necessario per entrare nel mondo dell’atleta.
La Psicologia dello Sport in pratica: due Test e una Mappa per orientarti
I due test principali che si possono utilizzare sono utili sia nel caso di squadre che somministrandoli al singolo caso:
- test “nomotetici”: MMPI;-CSAI-2; IPPS-48
- test “idiografici”: The Map Model, aumenta controllo e consapevolezza dei propri stati mentali al fine di avvicinarsi il più possibile al flow.
Ti spiego ora questa utile mappa, partendo da due parametri: controllo ed energia (controllo rispetto a sé e energia spendibile in gara)
TIPO 1 Esecuzione automatica, energia elevata –> focus buono ZONA DI FLOW
TIPO 2 Controllo elevato, energia elevata —> focus ottimale
TIPO 3 Controllo eccessivo, energia scarsa —> focus inefficace
TIPO 4 Controllo scadente, energia bassa —> focus molto basso
In quale di questi tipi ti rivedi o vedi più spesso un atleta che segui da vicino, magari come mister?
Dai un’occhiata a ciò che ho scritto sopra …. “zona di flow” …. ecco, quella è la “zona” ovvero la situazione in cui l’atleta o la squadra rendono al massimo delle loro potenzialità. Se hai fatto sport ti sarà probabilmente capitato almeno 1 volta di rimanere anche solo per un minuto IN QUELLA ZONA DOVE TUTTO TI SEMBRA POSSIBILE, DOVE L’ERRORE NON ESISTE.
Ecco, non hai avuto le allucinazioni, è una sensazione molto comune tra che fa sport che indica un momento estremamente piacevole dove veramente tutto appare possibile, ed è lì che lo sportivo dà il meglio di sé.
La buona notizia è che può essere allenata, per cui se ti trovi in una delle zone sopra descritte che non siano la 2, sappi che ne puoi uscire.
Come raggiungere la zona di Flow
Nei prossimi articoli tornerò a parlare di questa fantastica “zona di prestazione ottimale” e di come raggiungerla al meglio. Ora ti lascio un piccolo esercizio, prova!
- siediti comodo/a con i piedi ben appoggiati, postura dritta del busto ma non rigida, mani appoggiate sulle ginocchia, mento non troppo indietro in una posizione naturale.
- chiudi gli occhi (o mantieni gli occhi aperti come preferisci) e inizia a respirare lentamente inspirando 5 secondi ed espirando altri 5 secondi. (per 5 minuti)
- visualizza l’ultima volta che in gara ti sei sentito/a bene, forte, efficace, che hai realizzato quel gesto tecnico e ti sei sentito/a bene. Goditi quel momento riportando alla mente ricordi e sensazioni
Ecco, quella è la situazione in cui hai sperimentato il “flow” ovvero un piacevole flusso di pensieri positivi.
Di seguito Un Link che può esserti utile
I Miei articoli riguardo la Psicologia dello Sport