Nel precedente articolo ho spiegato come lo Psicologo dello Sport abbia una professionalità rispetto ad altre figure “paraprofessionali”.
Questo perchè nell’approcciarsi alla difficoltà che l’atleta porta non guarda solo al “sintomo” di cui lo sportivo vorrebbe liberarsi al più presto, ma lo fa prendendo in considerazione tutto il contesto di vita e soprattutto L’ETà EVOLUTIVA NELLA QUALE SI TROVA l’atleta.
Perchè questo è così importante?
Perchè ogni momento del ciclo di vita dello sportivo porta con sé diverse esigenze e bisogni che è necessario saper riconoscere per intervenire. Queste fasi sono
- Giovane atleta (5/11 anni)
- Sviluppo delle competenze (11/16)
- Agonismo (16/28)
- Autonomia- maturità sportiva (28/36)
- Fine carriera (36 …)
Indice articolo
Lo Psicologo dello Sport in Età Evolutiva: le fasi di sviluppo
Queste fasi, che ho citato nel primo articolo, hanno tutte delle particolarità, quali?? Ti faccio degli esempi di che cosa faccia uno psicologo dello sport in età evolutiva.
- Giovane Atleta. Il bambino si avvicina allo sport e avviene il primo distacco dalla famiglia che rappresenta in questa fase la base sicura. Quindi è fondamentale che la società e la squadra debbano diventare per lui un “porto sicuro” dove arrivare quando ci si stacca dal contesto familiare. I problemi che si manifestano in questa fase di crescita sono per lo più di distacco, per cui ad esempio se a casa il bambino vive un momento di difficoltà coi genitori che sono in fase di separazione, potrebbe soffrire la stessa dinamica anche nello sport nel momenti in cui SI DISTACCA da casa e arriva al centro sportivo. Per cui i sintomi che mostra potrebbero avere a che fare con qualcosa che non riguarda lo sport, ma la famiglia.
- Sviluppo delle Competenze. Se il bambino/a si è ben integrato nel contesto di squadra (o anche per uno sport singolo in cui all’inizio gioca con altri compagni) è il momento in cui ha la necessità di percepire l’appartenenza alla società e alla figura dell’allenatore. In questa fase i bambini possono avere paura di sbagliare più che nelle altre perchè non sono più auto-centrati ma devono confrontarsi coi compagni senza che qualcuno arrivi sempre in loro soccorso. Le strutture celebrali maturano così come la capacità di astrazione, il pensiero si fa più complesso quindi in grado di adattarsi ai cambiamenti circostanti, ma al contempo c’è la capacità di “pensare al futuro” sia in termini positivi che negativi: “cosa succede se sbaglio??“. Fondamentale proporre giochi e una comunicazione che stimoli la loro abilità di fare delle scelte.
- Agonismo. Siamo in piena Adolescenza. Qui l’atleta va a definire la propria identità e ha bisogno che lo si aiuti da questo punto di vista. In questo periodo giovani adolescenti e genitori entrano in conflitto, litigi e incomprensioni sono spesso quotidiani. Attenzione però a vedere la “ribellione” sempre come un modo per sfidare “senza apparenti ragioni”! chi gli vuole bene. Proprio in ragione del bisogno di definire sé stesso come diverso dagli altri e anche dai propri genitori, l’adolescente è incline e mettersi alla prova, a sperimentarsi, per farlo prova a definire le sue posizioni e le sue scelte. Periodo difficile ma anche fondamentale per fare i primi passi in autonomia. L’atleta in questa fase va apprezzato indipendentemente dal risultato se fa una buona prestazione.
- Autonomia-Maturità Sportiva. Siamo in un periodo in cui la struttura di Personalità si è completamente formata e la persona può incontrare momenti di difficoltà che riguardano possibili separazioni dal partner che incidono sulla prestazione, nascita dei figli, necessità di spostarsi per seguire e sostenere la carriera, uscita definitiva da casa etc.. ogni caso ha la sua particolarità la in tutti c’è sempre un periodo di passaggio o un fatto che può mettere in crisi un atleta.
- Fine Carriera. La fine della carriera per alcuni può essere visto come un lutto, ovvero la fine di una parte della propria vita, che comporta la necessità di reinventarsi. In questo caso si aiuta l’atleta a valorizzarsi, a guardarsi indietro per prendere atto della sua carriera e iniziare a vedersi sotto un’altra ottica (allenatore, dirigente ..o “solo” come papà e padre di famiglia).
Lo psicologo dello Sport in Età Evolutiva: Flow ed esempio di comunicazione
Nel precedente articolo ho scritto a proposito del “Flow” come quello stato psico-fisico in cui l’atleta si trova quando va tutto bene.
Ecco, riguardo a quanto ho scritto sopra, tutte le volte in cui siamo in grado di riconoscere questi bisogni/motivazione dell’atleta e lo incentiviamo a dare il massimo, lo “spingiamo” in quella zona di Benessere stimolando le sue abilità mentali e facciamo in modo che lui si possa allenare per far durare questa sensazione più a lungo possibile durante la gara.
Facciamo un esempio
Un esempio di comunicazione stimolante può essere questa: “(nome atleta)” vedo che ti stai impegnando in allenamento e questo mi fa piacere perchè vuol dire che ti interessa, ti dico che ci sono molti altri atleti bravi che si impegnano e guadagnarsi il posto non sarà facile.
Quando non ti senti in forma, pensa a tutte le volte che in gara hai fatto bene, chiudi gli occhi e prima di iniziare la gara pensa a questo”.
Di seguito un link che può esserti utile
I miei articoli sulla Psicologia dello Sport
- Psicologia dello sport in pratica
- La psicologia dello sport in pratica: come si lavora
- Lo psicologo dello Sport in età evolutiva