Quando si parla di Mindful-Eating si parla sempre di un approccio al cibo che niente ha a che fare con le diete restrittive. A tal proposito leggi questo articolo per saperne di più.
In questo articolo vorrei portarti dentro un percorso di Mindful-Eating partendo da una semplice ma fondamentale premessa: per cambiare un’abitudine alimentare inizialmente ci vuole un certo impegno e una certa motivazione, ma i risultati poi arrivano. Nel caso della Mindful-Eating occorre seguire una serie di principi guida, condivisi all’interno di un protocollo di alcune settimane.
Mindful-Eating, prima settimana: iniziamo dal principio
Non c’è “Eating” senza “Mindful”, ecco perchè è fondamentale saper respirare bene. La respirazione è un meccanismo volontario ma inconscio che nel corso della vita subisce delle trasformazioni: da piccoli la respirazione è pressoché ideale, a grandi e lente inspirazioni corrispondono altrettante espirazioni, ma durante la crescita gli stressors esterni fanno si questa bella respirazione si “sporchi”, diventando spesso corta e faticosa. Visita questo sito per approfondire.
Quindi in principio bisogna RE-IMPARARE a respirare bene, in modo funzionale. In questo articolo trovi ciò che fa al caso tuo.
Mindful-Eating, prima settimana
Durante la prima settimana il compito principale è: saper identificare le emozioni. Se inizi a dare a te stesso/a un tempo di riflessione nel momento in cui ti viene fame, noterai che parallelamente al senso di fame emerge un’emozione. Non è così facile da identificare, perchè lo stimolo del corpo è nettamente più forte e, quanto più tempo passa tra un pasto e l’altro, più questa sensazione naturalmente sale e si fa sentire. Le emozioni più comuni sono:
- annoiata/o
- tranquilla/o
- soddisfatta/o
- confusa/o
- arrabbiata/o
- triste
- ansiosa/o
Queste emozioni determineranno la qualità, la quantità e il modo in cui consumerai il prossimo (o se si tratta di un’emozione protratta quindi un sentimento) i prossimi pasti.
Ad esempio: se sono felice e devo scegliere cosa mangiare per cena, potrei scegliere un cibo per premiarmi (la mia pizza preferita), oppure un piatto salutare secondo l’idea per cui “sto bene quindi mi voglio bene”.
La stessa scelta potrei farla se sono arrabbiata/o, allora mangerò il mio cibo preferito per “tirarmi sù” oppure un piatto salutare secondo l’idea per cui “sono arrabbiata/o ma almeno un piatto salutare non potrà peggiorare la mia situazione, se mangio bene non mi arrabbierò con me stesso/a e non farò danni, almeno sui fianchi”.
Il dialogo interno è molto importante!! Ma lo vedremo nei prossimi articoli. Focalizziamoci ora sulla nostra scelta.
I 2 parametri che condizionano il consumo del tuo pasto
Seguendo l’esempio, la vera differenza la troviamo secondo i parametri “quantità” e “modo di consumare il pasto“.
Infatti è molto probabile che se sono felice consumerò il mio pasto con maggior tranquillità, mangerò la dose necessaria per il mio fabbisogno, rispettando i tempi di digestione e difficilmente avrò reflusso o mal di stomaco alla fine.
Se sono arrabbiata/o è possibile che consumerò in tutta fretta ciò che ho di fronte, aumentando le quantità del cibo che dovrei mangiare nella speranza di trovare sollievo nel cibo o di colmare un vuoto interno rispetto a ciò per cui sei arrabbiata/a.
Ecco che le tue emozioni hanno influenzato e non di poco COSA e COME hai consumato il tuo pasto. Prova a pensare che siamo soggetti alle emozioni continuamente e moltiplica questo schema per tutti i pasti che hai fatto fino ad oggi. Beh, ti sarai accorta/o quanto sia importante indentificare le tue emozioni quando si tratta di nutrirti, soprattutto nel caso in cui tu stia seguendo per ragioni personali una vera e propria dieta.